Mi chiamo Elisa: sono laureata in Storia dell’arte e ho lavorato tanti anni nel settore grafico-design per un’agenzia di comunicazione, soprattutto su slides per comunicazione aziendale e impaginazione grafica.
Fin da quando ero bambina ho sempre disegnato, e questo è quello che ricordo: tanti quaderni pieni di disegni, matite colorate, gessetti e tempere.
La mia predisposizione artistica è continuata negli anni, sfociando nell’amore che provo per la tecnica dell’acquarello.
Comunque mentre il mio lavoro era legato alla grafica del computer, la mia creatività rimaneva ancorata alla materia: all’inizio erano gli acquarelli, la carta e i colori, poi un mondo nuovo: la creazione di un oggetto utilizzando solo argilla e acqua; gli ossidi che colorano la superficie, la magia della trasformazione degli smalti all’interno del forno.
La ceramica quindi è arrivata un po’ per caso, non ci avevo mai pensato prima; non avevo avuto modo di esplorarla, se non in alcune mostre o esposizioni.
Forse l’attrazione verso la cultura asiatica, soprattutto giapponese, e la sua incredibile espressione nella tecnica ceramica, mi hanno incuriosito: vedendo alcune opere mi si è aperto un mondo. All'incirca nel 2010 ho iniziato a tornire e a giocare con l’argilla spinta dal mio compagno, anche lui incuriosito da questo mondo. In quel periodo aveva perfino costruito un tornio, e lì sono iniziati i miei tentativi, molti falliti, di fare delle prime ciotole.
Con un grosso impegno e tanta pazienza ho iniziato a vedere i primi risultati, finché ho deciso di comprare un tornio professionale (quello auto-costruito aveva problemi di centratura!) e infine un forno elettrico, stufa di correre da una parte all’altra del canavese per poter cuocere le mie “creature”.
Tuttto il resto è venuto da sé: la lettura di molti libri e manuali in lingua inglese, sopperendo la mancanza nella nostra lingua di informazioni per gli autodidatti come me, le lunghe ore passate in rete alla ricerca di soluzioni per problemi che continuamente si incontrano, se non si è del mestiere.
Quindi l’acquisizione delle prime sicurezze nell’affrontare la creazione di nuove forme, e la grande soddisfazione che ti dà il completare finalmente un pezzo al tornio, il rifinirlo e smaltarlo.
Infine il momento più bello e più eccitante: l’apertura del forno, vedere come gli smalti hanno reagito, annotare tutte le considerazioni, gli sbagli, le scoperte accidentali.
Ecco perché, nonostante tanti sacrifici di tempo e di costi, non smetto di fare ceramica.
La ceramica è un’esperienza totalizzante, perché permette la creazione di manufatti partendo dal semplice utilizzo di due materie basilari, ovvero l'argilla e l'acqua, per poi ultimarli con la cottura e la decorazione a smalti.
La tecnica della smaltatura e la ricerca di nuove decorazioni danno infinite possibilità di variazioni cromatiche.
Devo continuare a sperimentare per trovare nuovi smalti incrociando vari elementi chimici, e per fare questo faccio test su provini per vedere i risultati prima di passare alla vera e propria produzione.
Si tratta di un percorso ad ostacoli: il più delle volte i test non danno i risultati aspettati, ma è una strada che bisogna percorrere se si vogliono ottenere smalti originali e personali.
Mi piace pensare che la totalità delle mie esperienze sia legata da un unico filo conduttore, e cioè la mia grande passione per l'arte.
Per questo ho intenzione, per il futuro, di unire la mia vena grafica e creativa, legata al mondo diella carta e dell'acquerello, al medium ceramico.
Ho sempre curiosità verso diverse tecniche decorative, o di cottura.
La tecnica raku per esempio l’ho sempre posticipata ma è tra i miei programmi.
La ceramica è un pozzo senza fine, avrò sempre nuovi mondi da esplorare, e questo soddisfa la mia sete di curiosità continua.